La Minuta #17

 


Era appeso al cornicione da un po', a un'altezza in un certo senso apprezzabile, un’altezza di quelle che ti regalano il gusto dell'attesa. Per cinica precisione l’attesa che l'impatto con il terreno sottostante ti sparga un po' ovunque. L'uomo si era ben guardato dal chiedere aiuto, sarebbe stato socialmente un suicidio. Tuttavia qualche passante che aveva alzato lo sguardo al cielo per bestemmiare lo vide, la voce si sparse, non prima di venire depurata dalle bestemmie, e qualcuno, i meno cinici e indifferenti, decisero di dare una mano e aiutare. I meno intraprendenti invece scommisero su quanto sarebbe durato “l'uomo festone”, mentre quelli con maggior spirito imprenditoriale raccolsero le puntate dei primi. Qualcuno cercò la complicità di qualche abitante del palazzo per permettere ai curiosi di sporgersi per vedere più da vicino il malcapitato, previo pagamento di un modico biglietto. Fece in tempo a calare la sera e “l'uomo festone” tornò solo, solo un uomo. La novità non era più tale e chi aveva partecipato alle scommesse era ormai in qualche pub a mitigare con l'alcool la tristezza per i soldi persi o a brindare a un gruzzolo vinto. In pieno tramonto, mentre il sole lo illuminava di raggi dorati, l'uomo festone cedette, piroettò a mezz'aria, osservò degli ultimi istanti del tramonto mentre una linea rosso fuoco disegnava l'orizzonte. Poi arrivò il marciapiede, una frazione di secondo in cui quasi percepì che ossa, organi, tessuti, tutto si mischiava. 

Di lui rimase una macchia, un murales orizzontale. E la consapevolezza che pulire i vetri delle finestre può essere un’attività assai estrema.

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