Dal micro appartamento, 25 mq calpestabili, al piano 52 di un condominio popolare di un quartiere immerso nell'oceano cementizio che è la grande metropoli, proveniva, da diverse dozzine di minuti, l'imperterrito scroscio di una doccia, sovrastato qua e là da canzonacce piratesche sconce e sbronze. Il giovane cantante godeva di ogni goccia, con la lingua in fuori cercava di immaginare il sapore dell'acqua del mare, non l’aveva mai toccata, odorata, nemmeno assaggiata.
Del mare aveva esplorato solo il virtuale senza giungere mai a una riva reale. I condòmini, a colpi di rimbrotti urlati, ruppero il suo sognare: lui a sua volta ruppe gli indugi. A tentoni e seguendo percorsi raffazzonati, attraverso canyon in cemento armato, scollinamenti carrabili ad alta percorrenza e oscuri sottopassi, il giovane giunse, quasi senza produzione di CO2 alcuna se non la sua medesima di essere umano, all’agognata riva del mare, su una sconfinata spiaggia di polietilene, pvc, policarbonato e pet.
Non ci pensò due volte, anche perché non ne era effettivamente capace. Sotto il sole del meriggio guadagnò il bagnasciuga di polistirolo e mosse i primi passi nella vera acqua del mare godendo del colore, un verde idrocarburo con sfumature arcobaleno da far lacrimare gli occhi. Inspirò a pieni polmoni le esalazioni salmastre con note di gasolio nautico, e si lasciò cadere di schiena. Sul volto aveva stampato un sorriso ebete di gioia. Cullato dalle onde vagamente oleose si lasciò andare alla deriva, si lasciò andare alla deriva, mentre varie pinne rompevano la superficie in cerchi concentrici attorno a lui. Qualche schizzo d’acqua gli arrivò dritto dritto sulle labbra, salato come nulla avesse mai assaggiato prima. D’istinto il giovane sputò schifato: “Che fregatura!” pensò. Trasportato dalle onde pian piano scomparve all’orizzonte mentre una pinna, più grande delle altre, si fece più vicina.
Di lui rimase solo uno sbuffo d’acqua verde idrocarburo.

Post popolari in questo blog

La minuta #0

La Minuta #9

La Minuta #4